domenica 24 ottobre 2010

Mafia e calcio, stretta su quattro squadre

di Gianfranco LATTANTE (www.quotidianodipuglia.it). Nella foto: Cataldo Motta
LECCE (22 ottobre) - Ci sono anche carabinieri e Guardia di finanza sulle tracce delle società sportive “inquinate”. Si riparte dalla mappa stilata qualche mese fa dagli investigatori della Dia, la Direzione distrettuale antimafia. È una sorta di geografia delle presunte infiltrazioni nella gestione delle società di calcio:
il Racale con l’imprenditore Salvatore De Lorenzis; il Real Squinzano con l’ombra del boss Francesco Pellegrino; il Galatina considerato sotto l’influenza del clan Coluccia; il Monteroni rilevato dai fratelli Politi. Su queste quattro società gli investigatori stanno stringendo i tempi. È stata inviata un’informativa in Prefettura nella quale sono state evidenziate anche le presenze di esponenti politici e di amministratori all’interno delle compagini societarie. Sarebbe stato lo stesso prefetto a sollecitare questo tipo di informazioni per verificare il rispetto delle disposizioni antimafia.

L’indagine di Finanza e carabinieri vuol chiarire tutto ciò che di illecito gira intorno al pallone: riciclaggio del denaro di provenienza illecita; uso delle società sportive come volàno per attingere consenso non solo politico; eventuali partite truccate da quando anche la Legapro è entrata nei palinsesti dei pronostici. Ma c’è anche altro. Gli accertamenti si stanno soffermando su sponsorizzazioni sospette, su presunti giri di fatture gonfiate o fasulle, sulla compravendita di giocatori. C’è di più. Nel mirino degli investigatori sono finiti anche i rapporti fra le amministrazioni pubbliche e le società sportive. In alcuni comuni si è tuonato sulle convenzioni per l’utilizzo degli impianti e sul rilascio di finanziamenti. Una pista che i carabinieri hanno battuto, ad esempio, nel tentativo di fare chiarezza su un certo tipo di attentati che sono stati messi a segno a Squinzano. E fra gli accertamenti in corso c’è anche quello relativo ad una strana manovra tentata per l’acquisto della società del Tricase.

Alcune informative redatte dai carabinieri del Reparto operativo e del Nucleo informativo sono state trasmesse in Procura. Nei documenti, assolutamente top secret, vengono indicate le contiguità dei dirigenti con gli ambienti della criminalità organizzata oppure la presenza negli organigrammi societari di personaggi già noti per i loro trascorsi negli ambienti dei clan mafiosi.
Le indagini, condotte da carabinieri e finanzieri coordinati dai comandanti provinciali, il colonnello Maurizio Ferla e il colonnello Patrizio Vezzoli, mirano a dimostrare il pericolo sociale che può rappresentare una società sportiva “inquinata” dall’infiltrazione mafiosa.

L’attenzione degli investigatori su mafia e pallone è emersa dall’allarme lanciato dal procuratore Cataldo Motta nell’intervista pubblicata lunedì da Quotidiano. Il magistrato ha parlato di otto società che hanno nel proprio organigramma “personaggi discutibili sotto il profilo giudiziario, persino dirigenti condannati per associazione mafiosa”.

Nell’informativa della Dia compaiono anche il Taurisano, il Sogliano Cavour, il Poggiardo.